Il presidente ucraino apre un salvacondotto per i civili dell'est. Un passo che permette di contenere le critiche per la gestione dell'offensiva contro i filorussi e sposta in avanti il piano dei negoziati con Mosca. Che restano comunque difficilissimi. I temi sono sempre quelli: assetto istituzionale e collocazione internazionale di Kiev.
(Scritto per Il Manifesto)

di Matteo Tacconi
Petro Poroshenko, il presidente ucraino, ha annunciato la creazione di un corridoio umanitario per consentire ai civili di lasciare le due regioni dell’est, Donetsk e Lugansk, teatro degli scontri tra i ribelli filorussi e l’esercito di Kiev, rimpolpato dalle milizie di estrema destra di Pravyi Sektor.
La decisione, da una parte, suona come una marcia indietro. L’offensiva di Kiev nell’est, durissima e condotta a tratti quasi alla cieca, senza troppe precauzioni verso la popolazione, è stata criticata da diversi gruppi impegnati sul fronte dei diritti umani. Poroshenko deve necessariamente alleggerirla, anche in virtù del fatto che i bombardamenti hanno spinto molti degli abitanti di queste regioni, anche chi è ostile al modo d’agire dei ribelli, a guardare con estrema diffidenza verso Kiev.
Dall’altra parte, il corridoio umanitario rappresenta però anche un passo in avanti in vista delle trattative che Kiev e Mosca dovranno condurre con l’obiettivo di chiudere la guerra civile nell’ex repubblica sovietica. È interesse di entrambe muoversi su questo tracciato. Poroshenko è consapevole dei limiti del suo esercito, sia militari che di fedeltà. Dal canto suo Putin sa che un coinvolgimento diretto nell’est ucraino può essere disastroso. Il gioco non è facile come lo è stato in Crimea, dove Mosca ha appena schierato venti caccia.
Continua sul Manifesto *
* Per leggere è necessario registrarsi. Basta il solo profilo Facebook.
Pingback: Crisi ucraina: da Kiev a Donetsk |