Nel 2011 Francia e Germania, ma anche l'Italia, hanno siglato lucrosi contratti con la difesa russa. Ora, con la crisi ucraina in pieno corso, quegli accordi, sono visti in area Nato come un aiuto interessato al balzo in avanti qualitativo dell'esercito di Mosca. Imbarazzi e indecisioni tra Berlino e Parigi.
(Scritto per Il Manifesto)

di Matteo Tacconi
Mosca s’è mossa sulla scacchiera ucraina senza commettere sbavature, dicono molti esperti di cose strategiche e militari. Ha una stazza militare inferiore a quella occidentale, ma è riuscita a prendersi la Crimea senza sprecare una goccia di sudore e a scatenare il pandemonio nell’est ucraino mettendo alle corde il governo di Kiev, come gli euro-americani. La Russia sta combattendo una guerra diversa dalle solite, fondata su tanti contenuti psicologici e senza coinvolgimento formale dei suoi soldati. Che però in Crimea hanno garantito le fazioni di autodifesa (come ammesso da Putin) e tra Slaviansk e Donetsk stanno facendo lo stesso con le fazioni filorusse, armate a dovere e con competenze militari. Il che ha spinto a dire che esercito e servizi russi, più che dirigerle dall’esterno, le conducono da dentro.
Operazioni del genere non si conducono senza know-how e competenze d’eccellenza. Alcune delle quali, questo il paradosso, sarebbero state assicurate dalla Germania, un paese membro di quella Nato che nella gerarchia russa delle minacce si colloca molto in alto. Il Daily Beast ha pubblicato nei giorni scorsi un articolo in merito, sentendo alcune fonti del Senato e dell’intelligence che hanno rivelato che a Washington inizia a circolare l’idea che il balzo in avanti qualitativo delle forze russe poggi anche, oltre che sulla riforma militare intrapresa dal Cremlino a partire dal 2008, sul fatto che Berlino abbia favorito l’addestramento dei soldati di Mosca e delle unità Gru Spetsnaz, le unità d’élite che sarebbero state mobilitate in Crimea e nell’est ucraino.
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