Prima dei bailout nell'eurozona, è stato l'Est il primo laboratorio di austerità. Tra l'autunno del 2008 e la primavera del 2009 il Fondo monetario internazionale ha prestato una gran parte dei suoi soldi a Ungheria, Ucraina, Lettonia e Romania. Ecco quali sono stati i risultati.
(Scritto per Il Manifesto)

di Matteo Tacconi
Settembre 2008, crolla Lehman Brothers. La crisi esce dal perimetro americano e contamina l’intero pianeta. Ci siamo ancora dentro, con tutto il ventaglio di problemi che l’eurozona, la vittima più illustre della congiuntura, sta affrontando.
Ma prima dell’Irlanda e del Portogallo, prima di Cipro, della Grecia e dell’area della moneta unica nel suo insieme, sono state la fascia orientale dell’Ue, i Balcani e lo spazio post-sovietico a evidenziare le crepe più profonde, ricevendo il soccorso del Fondo monetario internazionale e divenendo dunque il primo laboratorio di austerità.
A ottobre e novembre del 2008 il Fmi stanziò dodici miliardi di euro in Ungheria e altri dodici in Ucraina. A Budapest, dove sono intervenute anche Banca mondiale e Ue (in tutto il prestito è stato di 20 miliardi), si trattò di sostenere il sistema del credito e snellire il debito pubblico, il più alto dell’Europa centro-orientale. A Kiev vacillarono tutti i fondamentali e il sistema bancario si ritrovò al tappeto.
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