Le regioni orientali dell'Ucraina, Donetsk in testa, sono il cuore produttivo del paese. E si combatte anche per l'economia, pur se le strutture industriali dei metalli e del carbone avranno costi alti, che vengano riformate o mantenute con denaro pubblico.
(Scritto per Il Manifesto)

di Matteo Tacconi
La battaglia ucraina ha una caratura politica, strategica e persino emotiva, tanto un pezzo di paese vuole svincolarsi dall’influenza russa e tanto Mosca, con la sponda dei suoi lealisti nell’est, non intende cedere la presa su Kiev, dove la storia statuale e religiosa dei russi, tanti secoli fa, ebbe inizio. Ma il confronto in corso, già dalle prime battute, quando Yanukovich ciondolò tra Bruxelles e Mosca cercando di carpire la più ampia mole di denaro possibile, è stato anche intriso di risvolti economici, che non mancano neanche in queste ore.
Il fatto è che l’est ucraino, l’attuale terreno di scontro, è il baricentro produttivo del paese. Ed è irrinunciabile sia dal punto di vista di Kiev che da quello della Russia e dei filorussi. Negli oblast (regioni) dell’est si concentra la parte più lunga della spina dorsale industriale dell’ex repubblica sovietica. La regione di Donetsk, ex roccaforte di Yanukovich e del Partito delle regioni, nonché bastione demografico del paese (quasi cinque milioni gli abitanti), è la vertebra più importante. Metallurgia e carbone i due settori chiave.
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