Borsa di Mosca e rublo a picco, sanzioni europee imminenti, possibili ritorsioni energetiche da parte russa, ipotesi di import di gas americano in Europa, intervento del Fmi a Kiev. Il conflitto finora certo scatenato dall'ex repubblica sovietica è di matrice finanziaria.
(Scritto per Il Manifesto)

di Matteo Tacconi
Nessuno, a quanto pare, vuole il conflitto. Ma in compenso una guerra, in Ucraina e a causa dell’Ucraina, può scoppiare. In un certo senso già si combatte. Il terreno di scontro è l’economia. Anche ieri la borsa di Mosca ha barcollato. A metà giornata gli indici Micex e Rts, l’uno in rubli e l’altro in dollari, erano crollati di 5 punti percentuali. Poi nelle ore successive le perdite si sono contenute: 0,9 e 1,4%.
I listini di Mosca vivono una fase turbolenta e benché la congiuntura sia fisiologica, vuoi per il cambio di passo della Fed, che ha iniziato a tagliare gli stimoli all’economia americana (ne hanno risentito tutti i paesi emergenti), vuoi perché l’economia russa sta faticando, è evidente che i fatti d’Ucraina e di Crimea ci stanno mettendo del loro. Se ieri la borsa ha tenuto, il 2 marzo ha visto andare in fumo una marea di soldi, con una battuta d’arresto di più di dieci punti. Sberbank e Vtb, le due più grandi banche russe, ne hanno persi 14 e 17. Meno 14 è stato anche il risultato di Gazprom, colosso russo del gas. *
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